Al limitare della notte che dona all’ego il dominio dei sensi, tra le ombre che scivolano furtive nel buio accecante di un’immensità nascosta, si trova la porta che già Dante osservò da vicino. Ma nessuna speranza deve essere lasciata per varcarla, primariamente perchè essa è spesso sbarrata e solo chi possiede nocche dure e volontà indomita può sperare che essa venga aperta.
L’ego, che nello specchio d’acqua di Narciso, ha benedetto il suo tronfio orgoglio, è già di per sè il principale nemico intestino a che tale “miracolo” possa avvenire.
In quella seducente oscurità, non si nasconde tuttavia alcun mostro che avversa (satanicamente, dalla sua etimologia) l’integrità dell’universo (il Sè) che gli dona la vita e il terreno ove poggiare i suoi piedi. Soltanto chi parteggia senza ragione può credere ciò e, nell’ambito dell’individuo, solo un ego catturato da se stesso, alienato nello specchio che gli dona unità, può permettere una lotta senza senso.
Se infatti un ego troppo debole lascia il Sè in balìa delle forze inconsce (e ciò accade solo perchè il logos è stato precluso ad esse, cosicche la loro “lingua” è stata costretta ad urli, schiamazzi, grida e suoni inarticolati), un suo corrispettivo eccessivamente forte fa della ragione il peggior uso che la fantasia possa permettere.
Lilith è forse il miglior simbolo archetipico di questo processo. Creata della stessa materia di Adamo, sua pari, essa iniziò a rifiutare la posizione inferiore nei rapporti sessuali. Si ribellò. Probabilmente urlò, disse che ciò non era nè giusto, nè tantomeno ragionevole. Ma Adamo dissentì e Dio (che era il sole che ardeva nel suo petto) si schierò dalla sua parte.
Lilith fuggì e a nulla servirono i tentativi per farla tornare sottomessa. In verità sarebbe bastato poco (a parte il fatto che, per consolare Adamo, Dio provvide subito a creare Eva da una sua costola, pronta alla completa sottomissione): bastava accettarla per ciò che realmente era e ogni sbaglio sarebbe stato prontamente corretto. La scelta, al contrario, fu ben più drammatica: Lilith rimase nell’ombra, sposò Samael (un demone) e divenne regina indiscussa del tormento onirico e cacciatrice di neonati.
Considerando il valore psicologico del mito (che trova una concreta realtà nel microcosmo del Sè), la cacciata di Lilith fu ben più grave e dolorosa di quella che Dio inflisse ad Adamo ed Eva, perchè decretò la separazione tra l’albero della vita (lato luminoso dove l’ego dovrebbe ascendere ed essere definitivamente coronato nell’incontro con il suo Sè superiore – rappresentato cabalisticamente dalla sefirah Tipheret), dall’albero della conoscenza, i cui frutti non soltanto non vennero mai del tutto mangiati, ma divennero stranamente indigesti e acquisirono, loro malgrado, ogni possibile attributo negativo.
Ma Lilith non se l’è presa… Ella rimane sempre al suo posto, costretta soltanto a parlare una non-lingua che l’ego rifugge, ma che dona i suoi frutti nei sogni e in quei pochi momenti in cui l’attenzione cosciente si allenta.
E’ possibile prenderle dunque la mano? Certamente! Si corrono dei rischi? Forso solo quello di iniziare veramente a comprendere il significato reale dell’espressione “realizzazione di sè”.
Breve nota sulla Genesi biblica
La storia della Genesi occupa un posto significativo nella storia religiosa e culturale, fungendo da narrativa fondamentale per le religioni abramitiche. Il concetto di base del racconto della Genesi ruota attorno alla creazione del mondo da parte di Dio in sei giorni, seguita dalla creazione di Adamo ed Eva, i primi esseri umani. Il racconto descrive in dettaglio la loro vita nel Giardino dell’Eden, la loro disobbedienza e la successiva espulsione.
Tracciando collegamenti con la mitologia di altri popoli, la narrazione della Genesi condivide somiglianze con i miti della creazione presenti in varie culture in tutto il mondo.
Ad esempio, anche il mito della creazione babilonese, Enuma Elish, raffigura un creatore divino che dà all’esistenza il mondo attraverso una serie di eventi. Questi paralleli illustrano i temi universali della creazione, della moralità e dell’esperienza umana presenti nella mitologia di diverse civiltà.
Comprendere il contesto storico e culturale del racconto della Genesi consente un apprezzamento più profondo del suo significato e della sua influenza duratura sul pensiero religioso e sulle tradizioni narrative.
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