Ho cavalcato una bestia bianca

Una bestia bianca durante la notte

«Il mio diletto è bianco e vermiglio,
riconoscibile fra mille e mille.
Il suo corpo è oro, oro puro,
i suoi riccioli grappoli di palma,
neri come il corvo.»

(Cantico dei Cantici, 5,10)

Ho cavalcato una bestia bianca.

M’ha portato di fronte ad una tomba,
accanto al fiume,
tra rumori smorti.

Lì ho veduto la spirale.
L’ho veduta ritornare,
come l’abbraccio d’uno psicotico,
per stringermi
nel minuscolo centro che non esiste.

Poi la criniera,
rinvigorita,
ha volto la sua fuga verso tempi dimenticati.

La campagna di mia nonna
e quella d’un amico che mai fu tale.
La spirale stringe,
annienta,
torna senza speranza
come il Sole sopra la Luna.

Ed io aspetto.
E aspettando salgo.
Salgo ove la notte,
nera solo a chi non la vede,
s’ubriaca,
racconta storie prive di senso,
si commuove,
vomita la sua cena,
e, senza posa, ride.

Ride
mentre io l’osservo.
E quando chiudo gli occhi,
i suoni di primavera stridono,
tra i sospiri ghiacciati
dell’infernale destriero bianco,
infilzato, (ma vivo),
in un immenso carillon d’epoca.

La notte ride.

Ride
mente io l’osservo.


Depositata per la tutela legale presso Patamu: certificato


Considerazioni filosofico-letterarie

Il concetto di eterno ritorno di Nietzsche è una delle sue idee più intriganti e stimolanti. Secondo Nietzsche, l’eterno ritorno suggerisce che tutto nell’universo si ripete all’infinito, comprese le nostre vite ed esperienze. Questo concetto sfida le nozioni convenzionali di tempo e solleva domande profonde sul significato e sullo scopo dell’esistenza.

Nietzsche concepì il concetto di eterno ritorno come un’idea radicale per affrontare la tendenza umana a sfuggire al momento presente. Credeva che la maggior parte delle persone fuggano dalla propria vita, cercando costantemente distrazioni o guardando al futuro, piuttosto che abbracciare il presente. Introducendo il concetto di eterno ritorno, Nietzsche mirava a sfidare questa mentalità e incoraggiare le persone a vivere in modo più autentico.

Un Ouroboros in uno scritto alchemico tardo medievale
Un Ouroboros in uno scritto alchemico tardo-medievale

Per Nietzsche l’eterno ritorno non era una ripetizione letterale degli eventi ma piuttosto un esperimento mentale. Immaginava che un demone ci visitasse e ci rivelasse che avremmo dovuto rivivere le nostre vite ancora e ancora, con ogni dettaglio rimasto uguale. Questa nozione costringeva gli individui a riflettere sulle proprie azioni e scelte, instillando un senso di responsabilità per la propria esistenza.

Il concetto di eterno ritorno riveste anche un significativo aspetto esistenziale. Nietzsche sosteneva che vivere con la consapevolezza dell’eterno ritorno potesse portare all’affermazione della vita stessa. Invece di considerare la vita futile o priva di significato, gli individui che abbracciavano questa idea si sforzavano di far valere ogni momento, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni e trovando valore nelle proprie esperienze.

Tuttavia, Nietzsche riconobbe l’immensa sfida posta dall’eterno ritorno. Il concetto richiede l’accettazione del tragico e l’affermazione della sofferenza della vita come parte integrante dell’esperienza umana. Solo coloro che riescono ad abbracciare l’intero spettro dell’esistenza, comprese le sue difficoltà e le sue gioie, saranno in grado di comprendere pienamente e vivere in conformità con l’eterno ritorno.

Nel complesso, il concetto di eterno ritorno di Nietzsche offre un quadro filosofico che incoraggia gli individui a confrontarsi con la propria vita e a vivere con intenzione. Abbracciando l’idea della ricorrenza infinita, si può coltivare un apprezzamento più profondo per il momento presente, assumersi la responsabilità delle proprie azioni e trovare un significato di fronte alle incertezze della vita. La teoria di Nietzsche ci invita a riflettere sulla natura dell’esistenza ed esplorare la possibilità di condurre vite più autentiche e appaganti.


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