Parli. Nonostante tutto, quelle labbra vibrano come il batter d’ali di un moscerino. Parli. Quando il sole urla o quando la pioggia sussurra lamentosa la sua cantilena, tu parli. Nelle crepe del muro, nella chiocciola che lentamente incede, nella polvere che ombreggia la ringhiera del balcone.
Forse di notte trovi il tuo sfogo, ma quale premio si può concedere ad un eterno vincitore? Non è forse come quel limone ancora appeso al vecchio ramo? Non è questo la tua voce? Tonante come il boato del vuoto, insistente come l’ebbero che non smette di raccontare vite?
E quali parole possono giungere alla penna dei poeti per tracciare un disegno del tuo eloquio? Forse si dovrebbero seguire le piroette del fumo che s’innalza dalla tazza di caffè. Forse ci si dovrebbe immergere nel riverbero d’una lacrima indecisa. Piangeva quell’uomo? O erano i pollini molesti a mascherarlo come un indistinguibile Pierrot?
Parli. Nonostante tutto, tu parli. Anche quando nessuno vorrebbe ascoltarti. E’ meravigliosa l’illusione che dai. Come aria di Maggio, fai l’amore con ogni creatura, ma la ribalta non è mai tua. Parli. E, nel tuo parlare, doni alla vita il silenzio.