Il tempo dell’emergenza

World Wide Web nella fotografia ravvicinata Quando Sir Tim Berners-Lee ebbe il suo colpo di genio e inventò il World Wide Web, non pensava certo ai suoi straordinari sviluppi attuali, proprio come un padre di solito spera nel benessere dei suoi figli. Tuttavia, raramente riesce a capire ogni particolare del loro futuro. Questo comportamento colpisce tutti come una strana forma di miopia, come un cercatore d’oro stregato che si ferma davanti a un leggero bagliore e ne dimentica la fonte. Anche se potrebbe esserci una forte tentazione a crederci, diversi studi hanno dimostrato che la sua natura profonda è ben diversa, e probabilmente nessun atteggiamento adeguato può evitarla.

La prima volta che ho studiato il concetto di emergente, stavo frequentando un corso di sistemi complessi all’università. Il mio primo pensiero è stato quello di un puro “scetticismo scientifico”: una descrizione frizzante per un’idea che è andata presto in fumo… Molte delle sue nuove e pervasive implicazioni erano già fiorite quando ho capito la sua immensa forza. C’è un momento nella vita di concetto in cui appare un bivio all’orizzonte: da un lato, un cambiamento radicale per continuare a vivere in modo rinnovato. Dall’altra c’è la sua stagnazione e, inevitabilmente, un decadimento verso la sua morte. Questo è il momento giusto per l’emergere: poiché il tutto è più grande delle sue parti, un nuovo stato del sistema assume il ruolo di “punto di equilibrio lontano dall’unico vero equilibrio stabile”.

Secondo la teoria di I. Prigogine, questa realtà prende e dissipa l’energia esterna per mantenere una condizione vitale e produttiva. Il World Wide Web è nato come strumento di condivisione delle informazioni e oggi tutti noi stiamo sperimentando la sua naturale evoluzione. È stato chiamato Web 2.0 e la differenza principale rispetto al suo ‘antenato‘ è il significato di ogni link, che rappresentava solo la possibilità di associare diversi documenti ipertestuali. Ora è una strada tra due microcosmi di persone con conoscenze ed esperienze, servizi, utilità e molto altro. Un fenomeno del genere è difficile da immaginare durante una fase di progettazione, perché siamo abituati a ottenere effetti sommando ogni singolo contributo, come operazione logica inversa dello stesso riduzionismo adottato per l’analisi.

Non è affatto sorprendente che una “tecnica” simile, spesso scelta nelle Neuroscienze, sia stata eliminata dopo che molti scienziati hanno accettato l’emergenza come la spiegazione più plausibile della coscienza; infatti, anche il cervello è una rete enorme con un’enorme densità di connessioni, e i suoi nodi non sembrano essere in grado di generare qualcosa che possa essere paragonato a ciò che chiamiamo “coscienza”. Solo una sorta di interazione non lineare può essere interessata, poiché le sue possibilità creative sono (ora) teoricamente illimitate. L’unica cosa che possiamo fare (nella scala più significativa) è aspettare una nuova, impressionante evoluzione.

Un eccellente libro introduttivo sull’emersione è Emergence: The Connected Lives of Ants, Brains, Cities, and Software di Steven Johnson.


Foto di Shannon Potter


 

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