C’è un tipo di silenzio che dopo millenni di oziosa schiavitù, urla e si dimena affinchè la sua voce possa risuonare negli infiniti sentieri dello spirito. Ogni passo sulla terra smossa ne fa risuonare le più oscure cavità e sembra liberare fate, ondine, folletti e gnomi, così che il viandante solitario trascini dietro di sè una folla gioiosa che canta, rumoreggia e agita i rami secolari delle vecchie querce.
Nel riporre nella terra le spoglie mortali, l’uomo sembra voler fare un dono a Geb, il dio egizio che si congiunge con la dea del cielo Nuit, per rendere indissolubile il legame tra ciò che è in alto e ciò che giace in basso. Le croci, latine, celtiche, ortodosse, svettano e sembrano voler alzare il capo oltre le cime verdeggianti degli alberi. Ma dove traggono esse il loro nutrimento? Proprio da quel suolo ove il seme della vita è sprofondato mille e più volte e sul quale il solitario visitatore calca i suoi passi smarriti.
Si ascolta la calma della notte tra gli strettissimi vialetti che tessono la rete che separa il luogo della morte dallo sconfinato bazar dove i fumi dell’ebbrezza danzano come giganteschi fuochi fatui. Eppure sembra così vicina la moltitudine di esistenze che, solo esteriormente, si piega in lunghissimo pianto, come l’angelo del dolore di William Story.
“Ciò che è in alto e come ciò che è in basso, e ciò che è in basso è come ciò che è in alto, per realizzare il miracolo della cosa unica” scriveva Ermete Trismegisto nella Tavola di Smeraldo, forse anch’egli, di tanto in tanto, perso nelle sue visioni tra i tumuli scomposti di un vecchio cimitero.
Esaltatevi in pace, voi che qui sembrate voler dare solo la cupa parvenza dello sconforto! Esaltatevi in pace!
Considerazioni storico-artistiche sul cimitero acattolico
Immerso nella vivace città di Roma si trova il cimitero acattolico, un luogo ricco di storia e tranquillità. Situato nel vivace quartiere di Testaccio, questo cimitero funge da luogo di riposo finale per molte persone importanti di diversi ceti sociali.
Fondato all’inizio del XVIII secolo, il cimitero acattolico è diventato un punto di riferimento culturale, attirando visitatori da tutto il mondo. I suoi dintorni sereni e pittoreschi offrono conforto sia alla gente del posto che ai turisti che cercano una fuga tranquilla dal caos della città.
Il cimitero è la dimora eterna di una vasta gamma di individui. Poeti, artisti, scrittori e studiosi hanno trovato la loro pace eterna in questi terreni sacri. Qui riposano personaggi come John Keats, Percy Bysshe Shelley e Antonio Gramsci, la cui eredità continua a ispirare generazioni. Proprio, la tomba di Gramsci al cimitero acattolico ispirò Pier Paolo Pasolini nel 1957 a pubblicare la raccolta poetica “Le ceneri di Gramsci“.
Mentre vaghi per i sentieri del cimitero, incontrerai lapidi splendidamente decorate e sculture intricate, ognuna delle quali racconta una storia unica. L’atmosfera pacifica invita alla contemplazione e alla riflessione, consentendo ai visitatori di connettersi con la vita e il contributo di coloro che sono sepolti qui.
Inoltre, il cimitero acattolico testimonia il ricco arazzo culturale della città, onorando individui di diversa estrazione religiosa. Serve a ricordare l’inclusività e la diversità che Roma abbraccia.
Una visita al cimitero acattolico di Roma non è semplicemente una gita in un sepolcreto ma un viaggio nella storia e nell’arte. Offre uno sguardo sulla vita di individui eccezionali che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo. Che tu cerchi solitudine, ispirazione o un momento di riflessione, questo luogo sacro offre un’esperienza unica da non perdere.