Devo ammettere, anche se restio, che non gioco mai. Non sono una persona presa solo dagli impegni “seri”, anzi, mi giudico il più dispersivo degli esseri umani. Semplicemente, non amo giocare.
Tutto quello che faccio deve avere una valenza al di là del puro aspetto ludico, altrimenti finisco per annoiarmi molto presto. Forse è proprio questo il mio modo di giocare.
Inoltre, se il giocare implica il divertimento, io non sono affatto lontano dalla stessa condizione. Se quello che faccio non mi diverte e non mi dona emozioni, non sono in grado di resistere a lungo.
Ancora mi domando come sia possibile accettare una routine noiosa con entusiasmo. Ma, ovviamente, questo è solo il mio punto di vista e sono altresì convinto che fin troppe persone sono schiave delle loro routine e non hanno vie d’uscita.
Ricordo ancora un’affermazione di Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show: “Il più grande successo della società è quello di emancipare l’uomo dal giogo del lavoro”. Una frase dura e facilmente criticabile se fraintesa.
Il lavoro non è certo un male, ma quanto sarebbe appagante (e assolutamente utopico) poter fare solo ciò che aggrada! In tal senso, l’uomo dovrebbe perseguire la causa dell’emancipazione.
Probabilmente vi starete chiedendo cosa c’entra quest’elucubrazione con la domanda iniziale. La risposta è semplice: un lavoro che appaga come un gioco è lo stesso di un gioco che viene svolto con la massima serietà professionale.
Quindi, in ultima analisi e sovvertendo in parte quanto ho dichiarato all’inizio, io gioco almeno dodici ore al giorno e non conosco la differenza tra giorni feriali e festivi, così come quella esistente tra lavoro e ferie.
In tal senso, mi ritengo molto fortunato, anche se la transizione da una condizione frustrante (anche se abbastanza prestigiosa) alla vita che faccio adesso è stata molto dura e ha richiesto una notevole forza di volontà.
Alla fine, ci sono riuscito, anche se mi ritengo sempre in cammino verso mete ambiziose. Arriverò dove spero? Ovviamente non possiedo la sfera di cristallo, né tantomeno credo alle linee della mano.
Tuttavia so di saper essere tenace quando è necessario e, nonostante tutto, anche se si perde una manche del gioco, si può sempre dare scacco matto anche quando ormai le speranze sembrano perdute!
Foto di Antonio Gabola