Il pragmatismo delle mosche: ecco ciò che davvero invidio

Invidio soggetti e situazioni, dalla soddisfazione autentica alla libertà dei sogni, dalla ricchezza alla semplicità, mentre rifletto su diversi aspetti della vita e della società.

Invidio chi si sente davvero soddisfatto,
chi assapora tra i suoi denti lo sbriciolarsi della realtà,
chi abbassa il capo di fronte al Sole,
e chi, stanco, cerca un luogo ove piantarsi come un cipresso.

Invidio le bestie intente a pascolare,
i pesci troppo lontani dalle reti,
gli uccelli brutti, spennati, sgradevoli al palato.

Invidio i nati ricchi,
perché sanno che nessun regno sarà mai dei poveri;
e per converso,
invidio tutti i pezzenti,
così avvezzi a credere che sperare sia una virtù.

Invidio il figlio del principe del foro,
(credo fosse il secondogenito o forse sbaglio:
il primo è morto sfranto,
mentre in sogno correva,
libero,
verso un’estate di fine Gennaio).

(Chiunque fosse) un dì gettò per terra una moneta:
« Qualcuno la prenderà…
Restiamo qui a vedere! »,
disse al gruppetto che cingeva il suo cianciare.
…Costoro sul serio,
(e credetemi se ci metto tanta foga),
sono da invidiare con fraterna devozione:
spingono via i problemi
come chiodi tra le molli carni
d’un accomodante compensato !

Invidio il primo vecchio che ha tentato di chinarsi:
piegato da un cilicio di santi reumatismi,
ha rinunciato a un caffè in regalo.

Invidio perfino un ragazzino che,
sicuro di una burla ormai comune,
ha tirato dritto e non s’è fermato.

Non invidio solo chi raccattò quella moneta.
(ma vi prego… non chiedetemi il perchè).

Non lo invidio,
perché al prezzo di un centesimo o poco più,
suo ormai è l’abisso
oltre il pallido azzurrato (da vicino è grigio invero…)
di quell’opprimente striscia di tendone.

Suo ormai è l’abisso
ove le idee in potenza sono già automatiche,
la creazione estinta,
e gli uomini, pettinati e ripuliti,
sono l’uno accanto all’altro,
come trasparenti,
goffe balauste,
tra le braccia
d’un tozzo melograno.

…”A sua immagine”,
non ad eterna garanzia di plagio…


Depositata per la tutela legale presso Patamu: certificato


Breve nota sulla Genesi biblica: dove l’uomo invidiò Dio o Dio invidiò l’uomo

Nella Genesi biblica, il concetto di Dio che crea l’uomo a Sua immagine e somiglianza ha implicazioni teologiche significative. Questa nozione significa che gli esseri umani possiedono valore e valore intrinseci, riflettendo la natura divina di Dio dentro di loro. Inoltre, suggerisce che l’umanità è chiamata a incarnare gli attributi di Dio come l’amore, la gentilezza e la rettitudine nelle sue interazioni con gli altri e con il mondo che li circonda.

Uomini: creati a immgine di Dio, secondo la Genesi biblica, sembrano catturati dall'invidia per Dio
Uomini: creati a immgine di Dio, secondo la Genesi biblica, sembrano catturati dall’invidia per Dio.

L’idea di essere creati a immagine di Dio non è limitata alla Genesi ma riecheggia in tutta la Bibbia. Ad esempio, il Nuovo Testamento rafforza questo concetto in passaggi come la Lettera di San Paolo ai Colossesi 3:10, dove i credenti sono esortati a rivestire il nuovo sé, creato per essere come Dio nella vera giustizia e santità. Inoltre, gli insegnamenti di Gesù sottolineano l’importanza di amare il prossimo come se stessi, evidenziando l’impronta divina in ogni individuo.

Nel complesso, l’aspetto teologico dell’essere creati a immagine e somiglianza di Dio funge da principio fondamentale per comprendere l’identità umana, lo scopo e la responsabilità etica di riflettere il carattere di Dio in tutti gli aspetti della vita. Secondo un approccio più speculativo, l’invidia dell’uomo nei confronti di Dio, che per quanto possa avere la medesima “immagine” rimane sempre al di là di ogni meta raggiungibile, è causa della sua caduta.


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