Musica e poesia: le nozze che si sono celebrate innumerevoli volte

Pragmantica della Comunicazione Umana, un testo fondamentale per affrontare anche il problema della relazione tra poesia e musica Con quest’articolo, desidero iniziare una discussione ragionata sul rapport esistente tra musica e poesia, ponendomi tutti gli interrogati del caso e cercando di procedere con un approccio logico e supportato da teorie universalmente riconosciute. Il primo passo che voglio compiere è basato sui concetti chiavi della “Pragmatica della Comunicazione Umana” inaugurata da Paul Watzlawick e dai suoi colleghi della scuola di Palo Alto (California) e finalizzata principalmente a definire i cardini teorici e operativi della psicologia sistemico-relazionale.

Tuttavia, per i nostri scopi, quest’ultimo elemento è di scarsa rilevanza. Ciò che conta maggiormente sono le proprietà (o principi) fondamentali della comunicazione umana. Infatti, per poter fare un confronto tra musica e poesia, bisogna, innanzi tutto, partire da un terreno comune, al fine di evitare affermanzioni che possono valere in un caso ed essere del tutto inappropriate nell’altro. La prima e più importante domanda da porsi si potrebbe esprimere in questo modo: è possible confrontare queste due arti sul piano della comunicazione?

Pragmatica della comunicazione umana

Il primo principio della pragmatica della comunicazione umana sancisce in modo inequivocabile che non si può non comunicare. In altre parole, ogni forma espressiva diretta ad un pubblico umano è sempre una forma di comunicazione (incluso il silenzio), ovvero un trasferimento di un messaggio da una sorgente a una destinazione. Il problema può nascere quando si applicano i concetti di semiotica e si inizia a cercare significanti e significati. In poche parole, quando si valuta se una certa forma di comunicazione è assimilabile a un linguaggio oppure no.

Secondo la ricerca musicologica e filosofica (e.g., le ricerche di Peter Kivy pubblicate nel godibilissimo libro “Filosofia della Musica“), la musica si può definire come una sorta di linguaggio dotato di una rigorissima sintassi, ma, nel contempo, del tutto privo di semantica. Ovvero, la musica è in grado di suscitare emozioni, ma fallisce del trasmettere informazioni puntuali (o anche imprecise) su concetti di qualsivoglia genere. Io condivido appieno questa opinione che, d’altronde, è difficilmente contrastabile nel caso di musica assoluta (ovvero priva di ogni forma di testo).

Un'orchestra impegnata a suonare la musica prevista
Un’orchestra impegnata a suonare la musica descritta dalle partiture

Un’ipotetica “Sinfonia n.7 in Fa minore” è certamente una forma di comunicazione (cosa non lo è?) e sicuramente si può annoverare tra le più complesse espressioni della comunicazione stessa, ma non potrà mai esprimere un concetto elementare come “Oggi è Domenica, c’è il sole e desidero fare un passeggiata nel parco e fermarmi a mangiare presso un chioschetto in riva al lago”.

Qual è il messaggio trasmesso dalla musica?

Tutt’al più, i movimenti della sinfonia potranno riflettere le fasi psicologiche del messaggio: calma, serenità, suoni naturali, etc. Ma ciò non garantisce in alcun modo la “riuscita” del processo. Qualcuno potrebbe percepire sì la calma, ma assimilarla a un “paesaggio mentale” onirico, più adatto al sogno che alla veglia (ovvero, l’esatto contrario del messaggio verbale). Altri potrebbero intedendere i suoni naturali come pure imitazioni asservite alla melodia e così via.

D’altro canto, la poesia è fondata sul linguaggio naturale che è descrittivo per eccellenza. Un verso può essere semplice, criptico, metaforico, dialogico, etc. ma, in ogni caso, esso esprime qualcosa di preciso, nonostante l’eventuale difficoltà di significazione. A questo punto, tuttavia, è essenziale fare una precisazione. Qualcuno, dopo aver letto la prima parte di questo paragrafo, potrebbe aver storto il naso, pensando: “Come si può parlare di precisione nel caso dell’espressione peotica?”

Raccolta di magneti rappresentati le ipotetiche parole di una poesia
Raccolta di magneti rappresentati le ipotetiche parole di una poesia

In effetti, se confrontiamo le diverse forme di comunicazione linguistica, la poesia è molto meno precisa della narrazione. Dire “la casa è bianca” non è equivalente a declamare il verso “un assordante silenzio”. Nel primo caso, la determinazione è precisa e non lascia spazio a interpretazioni. Si potrebbe anche esprimere dicendo: “l’oggetto denominato casa emette una luce con lunghezza d’onda di 520 nm”, ma cosa dire del secondo messaggio?

Il messaggio poetico

Esso si basa su una figura retorica (l’ossimoro) che contrappone due concetti antitetici. Da un punto di vista fisico, se ci si trova all’interno di una camera anecoica e il livello di rumore è trascurabile (i.e., c’è un silenzio quasi assoluto), non sussistono le condizioni perchè alcun essere vivente possa diventare sordo per eccesso di pressione sonora. Dunque, l’interpretazione deve passare attraverso uno stadio intermedio che si deve occupare di riassegnare i significati secondo un principio non naturale. In questo caso, l’idea di qualcosa di “assordante” deve prevalere sulla significazione elementare per trascendere in uno stato più “fluido”, in cui il fastidio di un frastuono incessante viene trasposto a un ambito diametralmente opposto. La poesia, dunque, vuole dirci che il silenzio assoluto tormenta il poeta come il rumore più fastidioso.

Per i nostri scopi, tuttavia, dobbiamo restringere il campo e fare un’analisi relativa solo alla coppia poesia-musica, prescindendo da altre forme espressive. Ciò non dovrebbe avere alcun impatto negativo sulla validità della trattazione. Dunque, possiamo finalmente chiederci: poesia e musica sono in qualche modo imparentate? E’ risaputo come l’uso degli aggettivi appartenenti a un ambito vengano spesso usati nell’altro. Non è raro sentire parlare di “musicalità del testo poetico, di ritmo dei versi” e, nel contempo, di “composizione musicale elegiaca” o “motivo dai tratti poetici”. Tali contaminazioni sono sempre ben accette poichè aiutano l’artista a espandere i confini dell’opera, trascendendo in un campo creativo dai limiti sempre più ampi.

Violino con partiture. Le informazioni sugli spartiti hanno spesso le caratteristiche linguistiche del mondo poetico
Violino con partiture. Le informazioni sugli spartiti hanno spesso le caratteristiche linguistiche del mondo poetico.

Per poter fornire qualificare meglio il nostro problema, è necessario ricorrere un altro fondamentale aspetto della pragmantica della comunicazione umana: ovvero al rapporto tra messaggi analogici e messaggi digitali. Secondo la teoria di Watzlawick e co., un oggetto di comunicazione si può presentare in due forme contenutistiche molto diverse, di fatto opposte.

Messaggi analogici e digitali

Un messaggio digitale, analogamente ai segnali elettronici, è basato su un contenuto preciso, perfettamente determinato. Il nostro esempio “la casa è bianca” è un perfetto candidato a essere un messaggio digitale se non vi sono dubbi su quale sia la casa di cui si sta parlando. Inoltre, il concetto di “bianco” è un modo letterario per esprimere un’informazione di natura fisica (per essere esatti, un colore come “verde” non è assimilabile perfettamente a un’informazione digitale, in quanto, fisicamente, si definisce “verde” qualsiasi onda elettromagnetica di lunghezza d’onda compresa tra 500 e 565 nm – tuttavia, il linguaggio umano si riferisce implicitamente proprio a tale intervallo e non, per esempio, al verde da 522 nm).

Se rapportata alla musica, la poesia, quindi, appare fortemente digitale. Anche il verso “assordante silenzio” esprime in modo “preciso” una condizione (il silenzio) e una sua proprietà astratta (l’essere assordante). Poco importa se la significazione richiede uno sforzo maggiore di quello necessario per la decodifica di un articolo di giornale. Per i nostri scopi, l’informazione è “esatta” perchè non lascia (troppo, per essere esatti) spazio alla libera interpretazione.

La musica come messaggio analogico contrapposto alla digitalità della poesia

Al contrario, un motivo musicale o un’intera composizione di musica assoluta appaiono come intrinsecamente “sfocati”. L’espressione poetica “passeggio per i boschi”, in musica, diventa il frutto di un processo mentale soggettivo che, potrebbe cercare di imitare i suoni della natura, ma in ogni caso, finirebbe sempre per lasciare qualcosa “in sospeso”. In altre parole, l’ascoltatore, senza indicazione alcuna (e.g., Sinfonia Pastorale o Le Sacre du Printemps), non è “costretto” a comprendere perlomeno le idee di base del compositore.

Tornando ancora sul verso “assordante silenzio”, si potrebbe dissentire col poeta, considerare l’ossimoro inopportuno, etc. ma non si può non recepirlo in modo preciso (per la duplice ragione che non si può non comunicare e che il messaggio è contestulamente digitale). Al contrario, non è raro leggere testi musicologici dove i critici esprimono le loro opinioni su ciò che sarebbe potuto passare per la testa del compositore. A seconda dell’ambito di lavoro, le congetture potrebbero essere probabilmente vere, ma non esiste alcunchè per confermare tali ipotesi. Siamo nel dominio dei messaggi analogici.

Rappresentazione di un'opera lirica, una delle più feconde opere di comunicazione musicale
L’opera lirica: per alcuni secoli, il connubio perfetto tra musica e poesia

La sintesi: il connubio tra musica e poesia

Siamo dunque arrivati al punto in cui poesia e musica sembrano situati agli opposti di un medesimo progetto comunicativo. Entrambe mirano principalmente a eccitare la risposta emotiva del pubblico, ma gli strumenti sono molto diversi e, in un certo senso, complementari. L’opera lirica, infatti, ha rappresentato per secoli il coronamento di uno sforzo congiunto (ahimè, molto più concentrato sulla musica che sulla qualità poetica). I messaggi digitali dei versi venivano accompagnati da altrettanti messaggi analogici e l’insieme (non più somma delle parti) riusciva a creare un’atmosfera nella quale la potenza dell’intelligibilità veniva amplificata dagli elementi ritmici, melodici e armonici della musica.

Questo concetto venne perfettamente compreso da Bach, il quale, nelle sue Cantate a servizio delle liturgie luterane domenicali, è riuscito a marcare il valore teologico di molti concetti evangelici attraverso un uso sapiente della polifonia (sia vocale che strumentale) e delle variazioni armonico/contrappuntistiche. Il “viaggio” è continuato nei secoli successivi, perfino quando il dibattito sulla musica assoluta è divenuto un tema ricorrente (primariamente grazie ad Hanslick e al suo imprescindibile saggio “Il bello musicale“). L’ultimo vero grande teorico di questo rapporto “sintentico” è stato certamente Wagner, con la sua idee di opera d’arte totale. Un’opera dove le parti non sono elementi da assemblare (come era spesso successo nelle relazioni tra compositori e librettisti), ma organi vitali la cui coesistenza rende l’uno indispensabile all’altro e viceversa.

Proprio Wagner riuscì nell’intento di creare un’ibridazione tra poesia e musica (egli era autore di entrambe). I personaggi entravano in scena per inviare messaggi digitali, ma la sua musica, attraverso l’uso sapiente del leitmotiv, “imitava” le parole e perfino le immagini. Prima ancora della comparsa di un cantante, l’annunciazione di un leitmotiv indicava la sua imminente comparsa, come se un annanciatore inviasse un’indicazione digitale al pubblico. Ovviamente, un leitmotiv non può essere in grado di fornire dettagli semantici precisi, se non nel contesto di un’opera in cui il testo poetico ha già svolto il lavoro “preliminare”.

Tuttavia, se tale rapporto è stato primariamente stabilito, la dialettica tra musica e poesia, come indicato nella filosofia di Hegel, giunge a una sintesi, in cui, le due componenti non sono più contrapposte o complementari, ma fuse in un atto singolo che trae nutrimento e vita dalle caratterisiche peculiari di ciascuna forma artistica. Naturalmente, il lettore potrà obiettare che l’opera lirica è un genere “impegnato” che non trova più una forte risposta da parte del pubblico. Ciò è senza dubbio vero; altre forme di abbinamento di poesia e musica sono sempre esistite, anzi, potremmo dire che il canto (spesso accompagnato) nasce prima della musica assoluta e che, perfino compositori come Schubert (1797 – 1828) e Mahler (1860 – 1911), hanno dedicato le loro energie ai Lieder (assimilabili alle moderne canzoni più impegnate).

Per queste ragioni, mi ripropongo di tornare sull’argomento facendo riferimento all’evoluzione moderna e contemporanea del rapporto tra musica e poesia, alle diverse forme e alle sperimentazioni più feconde, che ci hanno permesso di godere di risultati artistici notevolissimi e adatti alle atmosfere (musicali, sociali e letterarie) e alle sonorità contemporanee più disparate, dal jazz al rock, dal blues alla musica tradizionale.

Addendum: la scuola psicologica di Palo Alto

Nel campo della psicologia, la scuola di Palo Alto ha dato un contributo significativo alla nostra comprensione della comunicazione umana e delle dinamiche relazionali. Guidata da Paul Watzlawick e dai suoi colleghi, questa ricerca ha rivoluzionato il modo in cui percepiamo e analizziamo le interazioni interpersonali.

La ricerca psicologica di Palo Alto pone grande enfasi sul ruolo della comunicazione nel modellare le relazioni umane. Uno dei concetti centrali è l’idea che la comunicazione non riguarda solo lo scambio di informazioni ma anche la creazione di significato. Secondo questa prospettiva, la comunicazione è un processo dinamico che coinvolge sia segnali verbali che non verbali, nonché l’interpretazione di tali segnali da parte degli individui coinvolti.

Paul Watzlawick, cofondatore della scuola psicologica di Palo Alto e coautore della Pragmatica della comunicazione umana
Paul Watzlawick (1921 – 2007)

La psicologia relazionale, un altro obiettivo chiave della ricerca di Palo Alto, esplora il modo in cui le relazioni tra gli individui si sviluppano e funzionano. Sottolinea l’interdipendenza e l’influenza reciproca tra gli individui, evidenziando l’importanza del contesto e delle dinamiche di potere all’interno delle relazioni. Questo approccio riconosce che le relazioni non sono statiche ma in continua evoluzione, modellate da modelli di comunicazione, esperienze condivise e percezione di ciascuna persona coinvolta.

Inoltre, gli psicologi di Palo Alto sottolineano l’importanza dei cicli di feedback nella comunicazione e nelle relazioni. Sostengono che gli individui si impegnano in un processo di feedback continuo, in cui il comportamento e le risposte di ciascuno influenzano l’altro. Questo ciclo di feedback può portare a modelli di comunicazione e dinamiche relazionali costruttive o distruttive.

Comprendendo i concetti principali della ricerca psicologica di Palo Alto, in particolare nei settori della comunicazione e della psicologia relazionale, otteniamo preziose informazioni sulla complessità delle interazioni umane. Questa conoscenza può aiutarci a migliorare le nostre capacità comunicative, a favorire relazioni più sane e a navigare nelle complessità delle dinamiche sociali con maggiore sensibilità e comprensione.


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