Ode all’Alprazolam

Un paesaggio marino d'inverno che ispira inquietudine

Chi legge queste righe potrebbe essere quieto. Io no. Io sguazzo nella mia inquietudine come un pesce nel più incontaminati dei mari aperti.

Chi legge queste righe potrebbe cercare conforto in parole di speranza. Io no. Io spero di riuscire un giorno a non dover sperare più.

Chi legge queste righe potrebbe voler sorridere d’ogni inezia. E in tal senso non mi sembra un grave errore. Anzi… Io rido con una facilità che pare oltremodo disarmante.

Chi legge queste righe potrebbe essersi amareggiato per qualsivoglia valida ragione. Io no. Io combatto ogni istante contro ciò che mi frastorna. Inquieto sì, ma per ragioni degne d’esser tali!

Chi legge queste righe merita un premio. Io amo Alcool e Alprazolam. Favoritene voi tutti. “…La morte si sconta vivendo…“, ma, nel frattempo, cerchiamo d’essere un tantino “lucidi” per contare i soldi giusti a pagare il fio dalla tomba al versante di Caronte.

Amen.


Depositata per la tutela legale presso Patamu: certificato


Questo testo potrebbe urtare la sensibilità di benpensanti, bigotti, psico-qualcosa e affini, poichè il suo contenuto potrebbe essere considerato (oltre che brutto) anche molto diseducativo. Esprimo a tutti coloro che pensano ciò il mio più profondo compiacimento.


Breve nota sulla figura di Caronte

Caronte, nell’Inferno di Dante, è una figura di spicco che funge da traghettatore degli inferi. Il suo personaggio è raffigurato come una figura cupa e imponente, incaricata di trasportare le anime dei defunti attraverso il fiume Acheronte nelle profondità dell’Inferno. Caronte gioca un ruolo cruciale nella narrazione poiché funge da primo guardiano incontrato da Dante nel suo viaggio attraverso i nove cerchi dell’Inferno.

Caronte, il traghettatore degli inferi che scuscita ulteriore inquietudine nelle anime dannate
Caronte, il traghettatore degli inferi, è una figura altamente simbolica. Le anime dannate sono costrette a rivolgersi a lui per poter raggiungere il luogo della loro perdizione eterna. Egli, di conseguenza, rappresenta il rapporto dialettico tra necessità e inesorabilità del destino umano.

Nel poema epico, Caronte è ritratto come un simbolo dell’inevitabilità della morte e del giudizio, incarnando la dura realtà della giustizia divina. Il suo ruolo è essenziale nel sottolineare la gravità delle conseguenze delle proprie azioni nella vita e le loro eterne ramificazioni nell’aldilà. Il comportamento severo di Caronte e la dedizione incrollabile al suo dovere lo rendono una presenza formidabile nell’Inferno di Dante, aggiungendosi all’atmosfera generale di terrore e presentimento che permea la rappresentazione dell’Inferno del poema.


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