Certe volte

Una gabbietta per uccelli. La solitudine può essere metaforicamente rappresentata da essa.

Certe volte la solitudine mi spaventa.
Certe volte mi vedo nella mia stanza,
tra enormi librerie e un fuoco acceso.
Fuori deve per forza far freddo:
il caldo è invadente, bussa di rado,
vuol proteggere lui invece del mio camino.
Decisamente fuori deve far freddo,
e dentro, accanto al fuoco,
a parte me e i libri non ci deve esser nulla,
come se il creatore si fosse stancato
e gettato a riposo, proprio quel giorno.
Certe volte, qui nella mia terrazza,
tengo la moltitudine nella gabbietta dei canarini:
la osservo, provo a contare le teste,
ma poi rinuncio e torno alla mia Siberia.
Certe volte anch’io entro nella gabbietta,
in quel marasma annaspo,
e penso che Dio avesse fin troppi muscoli:
poteva stancarsi prima
ed evitare a me il censimento dei morti.
Certe volte il mio corpo mi pesa
e anelo allo spirito senza neanche conoscerlo.
Molte altre volte, anche lo spirito è nella gabbietta,
e mi tocca cercarlo, almeno prima di cena.
Solo raramente sono lucido,
e scriverei un trattato,
soltanto per confutare
quest’inutile sfilza di predicazioni.


Depositata per la tutela legale presso Patamu: certificato


Una breve nota filosofica sulla solitudine esistenziale

La solitudine esistenziale è un profondo senso di vuoto e isolamento che gli individui possono provare a causa della consapevolezza della propria esistenza e della solitudine intrinseca alla condizione umana. Filosofi come Jean-Paul Sartre e Martin Heidegger hanno approfondito questo concetto, offrendo le loro intuizioni e teorie sull’argomento.

Sartre, una figura chiave dell’esistenzialismo, credeva che la solitudine esistenziale derivi dalla libertà e dalla responsabilità fondamentali che derivano dall’esistenza umana. Secondo Sartre gli individui sono condannati a essere liberi, a compiere scelte senza la guida di fonti esterne, il che può portare a sentimenti di isolamento e alienazione.

Persona seduta da sola su una panchina. La solitudine esistenziale non è una condizione di semplice mancanza di amicizie, ma piuttosto una realtà dell'essere che si scontra con la sua libertà e impossibilità di vera e profonda condivisione.
La solitudine esistenziale non è una condizione di semplice mancanza di amicizie, ma piuttosto una realtà dell’essere che si scontra con la sua libertà e impossibilità di vera e profonda condivisione del proprio stato d’animo e del travaglio interiore.

Heidegger, d’altro canto, esplorò il concetto di essere-verso-la-morte, sottolineando il confronto dell’individuo con la propria mortalità come fonte di solitudine esistenziale. Heidegger suggeriva che questa consapevolezza della finitezza può provocare un profondo senso di solitudine e distacco dagli altri.

Nel complesso, la solitudine esistenziale è un concetto complesso e profondamente filosofico che continua a intrigare e sfidare i pensatori a esplorare le profondità dell’esistenza umana.


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